Oggi, venerdì 21 luglio alle 21.30 su Rai1, due giorni dopo l’anniversario della strage di via d’Amelio del 19 luglio 1992 in cui persero la vita il giudice Borsellino e i 5 agenti della sua scorta, il programma “Cose Nostre” dedica una puntata speciale a Matteo Messina Denaro, il boss mafioso latitante da più di 25 anni, il padrino invisibile.
Invischiato nelle pagine più scure della nostra storia recente, condannato per le stragi di Roma, Firenze e Milano del 1993, ma legato anche alla morte dei giudici Falcone e Borsellino, Matteo Messina Denaro vive in latitanza da anni, servendosi di una fitta rete di fiancheggiatori che gli ha più volte permesso di sfuggire alla cattura.
Il racconto della vita di Matteo Messina Denaro diventa però la storia di quarant’anni di mafia, in una zona da sempre roccaforte dei più grandi affari di Cosa Nostra: Trapani e la sua provincia.
Un territorio che è stato “periferia” criminale fin quando non sono avvenute stragi e delitti, come la strage di Pizzolungo del 2 aprile 1985, o i delitti del giornalista Mauro Rostagno e del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto.
La sua latitanza da romanzo, i rapporti con i suoi fiancheggiatori, le storie delle mancate catture, gli affari ricostruiti attraverso le indagini, le intercettazioni e i pizzini sequestrati negli anni ai suoi sodali, rappresentano il cuore del racconto che si avvale di numerose testimonianze.
Dai magistrati Nino Di Matteo, Andrea Tarondo e Teresa Principato, fino agli uomini delle forze dell’ordine che gli hanno dato la caccia, Giuseppe Linares, Renato Cortese e Saverio Montalbano. Senza dimenticare giornalisti, collaboratori, amici, persone che sono entrate in contatto con lui e che oggi raccontano la loro porzione di storia, il loro Matteo Messina Denaro.