Inutile nasconderlo. Queste elezioni anticipate nazionali e regionali non entusiasmano nessuno. Se ne sarebbe potuto fare a meno e risolvere i problemi in maniera concreta e non a chiacchiere elettorali, ma non è stato così. Come si vede da nord al sud in politica la pensano tuti alla stessa maniera: la caccia alle poltrone. A pagarne le spese però sono tutti i partiti. I quali, alla luce del voto anticipato, sono stati costretti allo sprint per indicare le candidature, soprattutto hanno dovuto far quadrare i complicati equilibri interni nel bel mezzo del mese d’agosto, quando, di norma, si pensa a ben altro. Tutto ciò concorre a ingarbugliare la matassa e, in alcuni casi a incorrere in scelte affrettate, senza la necessaria ponderazione che le circostanze impongono. Il risultato è un ennesimo colpo all’affidabilità della politica in generale, con inevitabili ripercussioni sulla fiducia che i cittadini le riservano da qualche anno a questa parte, confusi e disorientati da dinamiche che sembrano (sono) orientate a obiettivi di bottega, non certo ad affrontare e risolvere i problemi della collettività. Che sono noti a tutti e che riguardano purtroppo la stragrande maggioranza degli italiani. Al punto che i sondaggi annunciano già quale potrebbe essere il primo partito dopo il 25 settembre: il partito dell’astensione. Noi, oggi giorno siamo riusciti ad elevare a “valore” politico la caccia alle streghe, cioè al nemico, l’indicare sempre e comunque un oscuro avversario che trama nell’ombra contro, abbiamo elevato l’ignoranza, sdoganandola dai bar, dalla piazza, abbiamo azzerato il valore culturale, il merito e la competenza, dando parola a chiunque, soprattutto su argomenti e questioni di cui non sanno niente. Abbiamo scelto di inseguire la mediocrità, come panacea per non mostrare le nostre mancanze e abbiamo criminalizzato il talento e il merito, poichè evidenzia la nostra incapacità. La Politica doveva inseguire l’eccellenza, doveva essere la risposta ai problemi del Popolo e del Paese, oggi la politica è solo uno strumento. Ci stiamo preparando a delle elezioni difficili: in palio c’è il futuro dell’Italia e della Sicilia ed oggi, anziché parlare del “fare” si parla di scontri all’interno di coalizioni, di papabili ministri ed assessori, sparando alla cieca tanto per far rumore. Ricordiamoci che l’Apparenza è nemica del Fare. Ma in politica tutti vogliono la passerella, per “il fare” poi si vedrà, c’è tempo. Mel frattempo volano i pacchetti di promesse, quasi mai mantenute. Alla prossima.
Salvatore Giacalone 31 agosto 2022