A Marsala tre persono sono finite sotto processo, davanti al giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte, con l’accusa di violazione di domicilio e lesioni personali aggravate.
Si tratta di tre cittadini di nazionalità romena e l’aggressione è avvenuta in danno di un loro connazionale, al quale uno di loro diede un colpo di zappa in testa.
Alla sbarra sono Nechita Vasile, di 31 anni, Nechita Costel, di 30, e Chiciug Constantin, di 35. Tutti sono accusati, in concorso, di violazione di domicilio e lesioni personali aggravate. Il primo deve rispondere anche di minaccia. Teatro dei fatti contestati è stata, l’11 settembre 2016, l’abitazione, in contrada Sturiano, di Daniel Nastase e Antonela Cristina Ursu. Ed è stata proprio quest’ultima, nell’ultima udienza, in Tribunale, a raccontare quanto sarebbe accaduto quel giorno. “Seppur non invitato a pranzo – ha dichiarato la giovane romena – Nechita Vasile si presentò a casa nostra con la moglie e i figli. Poi, dopo avere mangiato, si ubriacò bevendo vino come gli altri uomini che erano a tavola e con i quali cominciò a litigare, forse perché nessuno gli rivolgeva la parola, dicendo che lui non aveva paura di nessuno. Quindi, dopo avere portato moglie e figli a casa, tornò con due fratelli e un altro amico. Erano armati di zappa, ascia e bastone in ferro. Mio fratello chiuse subito il portone, ma loro lo sfondarono ed entrarono e mentre noi mettevamo al riparo i bambini hanno colpito Gabriel Ciubutaru alla testa con la zappa”. A difendere i tre imputati è l’avvocato Alessandro Casano, mentre a rappresentare la parte civile è l’avvocatessa Chiara Bonafede. Il colpo di zappa alla testa di Gabriel Ciubutaru, 33 anni, abitante a Strasatti, solo per un caso non ebbe conseguenze letali. La vittima, infatti, se la cavò con un “trauma cranico minore”, una ferita lacero-contusa al cuoio capelluto, un’abrasione al ginocchio destro, un’escoriazione a una mano e una contusione alla mandibola. Secondo l’accusa, ad essere armato di zappa era Nechita Vasile, mentre il fratello Costel avrebbe impugnato l’ascia. “Nechita Vasile – ha inoltre raccontato Antonela Cristina Vasile – diceva: ‘mio padre ha ucciso un uomo e anch’io ne ucciderò uno’…”.