Dopo la notizia di essermi dimesso dal CDA del Trapani, il mondo social si è sbizzarrito nei commenti. È normale e fa parte del gioco per chi assume ruoli di rilievo pubblico. Le critiche erano incentrate su due leit motiv: “non se ne è accorto nessuno” e “fino a pochi giorni fa non difendeva Petroni?”. Sulla prima vorrei ancora una volta sottolineare che le deleghe non mi coinvolgevano sulla gestione sportiva o finanziaria, ovvero quelle “più incisive e d’impatto” in una squadra di calcio, com’è fisiologico che sia. La comunicazione e le relazione esterne sono assai più sottili e non è il caso di elencare ciò che ho potuto (non potuto) fare in pochi mesi, per giunta funestati dall’emergenza pandemica, ad iniziare dal ripristino del sito web della società – fermo da mesi e mesi – piuttosto che “impormi” sulla sospensione del silenzio stampa in favore di redazioni e tifosi. Il secondo punto, la difesa di Petroni. Nel corso dei miei rari interventi non ho affatto “difeso Petroni” ma ho semplicemente ribadito, con convinzione, cosa che faccio tuttora, che il Trapani Calcio ha subìto una gigantesca ingiustizia nella penalizzazione dei 2 punti e che le motivazioni delle sentenze, sostanzialmente sintetizzate col fatto che tutte le altre proprietà avessero, invece, rispettato le scadenze federali in pieno Covid sono a dir poco puerili ancor prima che claudicanti in punta di diritto. Detto ciò, ho più volte scritto che tutto questo ha pesato come un macigno sull’intera gestione Alivision e che la proprietà se ne dovesse comunque assumere la responsabilità davanti all’opinione pubblica. Ho anche detto che in quei giorni, chi poteva, dentro e fuori la società, non rimettendoci una lira non ha mosso un dito per venire incontro alle richieste d’aiuto. E lo confermo. Ciononostante, ho trovato davvero manchevole il comportamento della proprietà in queste settimane. Venendo dal “peccato originario” della penalizzazione, si sarebbe dovuti essere più presenti, fisicamente e soprattutto economicamente. Le cronache, invece, ci raccontano tutt’altro: fuggi fuggi generale, dipendenti e tesserati sul piede di guerra per stipendi non pagati, creditori che mi bussavano alla porta un giorno si e l’altro pure e la telenovela tamponi con cui probabilmente si è toccato il fondo. Con tutta la buona volontà, impossibile proseguire così. È vero, Alivision ha uscito oltre un milione di euro nella stagione; l’iscrizione è stata garantita ma questo non può esimirla dai doveri correnti. Non mi sembra che nulla di tutto ciò sia all’orizzonte, nonostante le mie reiterate richieste in tal senso. Mi auguro che Fabio Petroni, domani, possa chiarire come intenda sostenere a strettissimo giro il club. Tradotto, denaro fresco nelle casse societarie se ne ha la possibilità. Viceversa sarà impossibile programmare la stagione. È del tutto evidente che il territorio – viste le polemiche degli ultimi giorni, “col peccato originario” sul groppone – difficilmente la sosterrà, ad iniziare dagli sponsor locali. Chiaramente spero di sbagliarmi ed auguro ogni bene ai colori granata. Di sicuro, tuttavia, la situazione è come minimo assai critica.
Massimo Marino
Consigliere dimissionario Trapani Calcio