C’è un cancro che circola da anni: la burocrazia. La burocrazia non sa di essere un cancro, non sa di essere una metastasi che tutto blocca e, quindi, tutto uccide. No, il pensiero burocratico è talmente concentrato su sé stesso che neanche si rende conto di quanto sia dannoso per una comunità umana. Dannoso perché lento, perché conservativo, perché rigido. E perché stupido. Un esempio calzante? Il porto – canale di Mazara, di cui se ne parla da anni e che dal 2010, quando si è svolta la gara di appalto, non iniziano i lavori. Da ben 13 anni. Ritardi dovuti a passaggi di carte, a progetti cambiati, soldi che si assottiglino dall’importo di oltre 2 milioni di euro per dragare il porto. Per realizzare un ponte mobile sul fiume Arena di Mazara, il sindaco deve consultare ben 5 Enti diversi, compresa la Soprintendenza. Perché il cancro burocratico ha ormai le sue metastasi in tutto il corpo istituzionale e sociale. Insomma un crogiolo reazionario che vuole tutto fermo, tutto immobile, tutto morto. Il cancro che uccide l’Italia è qui, in questo atteggiamento talebano che rifiuta ogni prospettiva futura, ogni contaminazione culturale, ogni costruzione di nuova storia, di nuove storie. Nella sanità, in Sicilia forse più che altrove, liste d’attesa lunghissime e visite rinviate per centinaia di persone, costrette poi a ricorrere a proprie spese al privato; le operazioni di routine annullate a data da destinarsi. E’ una disperazione. In Sicilia si muore di indifferenza e si muore anche di burocrazia. ll malato, allora, muore due, tre, quattro, cinque volte: muore dentro e si rassegna, e si rassegnano tutti quei familiari che nel frattempo sono costretti a pagar di tasca propria. E in fondo non è neppure un problema guardare al proprio portafogli quando si vuol salvare la vita ad un proprio caro. Ma chi non può permetterselo? Lo si lascia morire? Come è possibile tollerare tutto questo in un paese civile, dove il diritto alla salute è tanto decantato dalla Costituzione? Trecento anni fa, l’uomo si è liberato dal dispotismo del monarca assoluto, che decideva a propria discrezione della vita dei propri sudditi. Sulla base del principio democratico, la sovranità è passata dal monarca al popolo. Ma il risultato è cambiato? Il rapporto tra cittadino e potere politico si è trasformato? O il cittadino è ritornato suddito come era sotto il sovrano assoluto? La speranza? Solo una grande riforma della Pubblica amministrazione può liberare il cittadino dalla dittatura della burocrazia, che tiene sotto il proprio controllo anche la politica.
Salvatore Giacalone
3 Maggio 2023