Il mondo non è stato creato una volta, ma tutte
le volte che è sopravvenuto un artista originale.
Marcel Proust
I misteri non si squadernano, forse non hanno chiave. Davanti al mistero non ci sono altri passi da fare, non c’è altro da vedere bisogna solo chiudere gli occhi e immergersi con la propria anima nella sacralità della singola opera d’arte che non ha bisogno di proclami e si compie in silenzio. Così, pervasi da curiosità e stupore, non è stato difficile lasciarsi avvolgere dall’incanto dei Maestri Fabio Accardo Palumbo, Paolo Asaro, Giacomo Cuttone, Giuseppe Tumbarello, dalla genialità di uomini che attraverso il fascino della loro passione artistica hanno dato senso e ragione ad ogni singolo tratto di colore che d’improvviso ha aperto orizzonti mai conosciuti. Luci, tinte, energie, bagliori, riflessi sono soltanto alcuni dei valori artistici che emergono nella variegata mostra tenutasi presso il Corridoni di Mazara Del Vallo: un tripudio di emozioni che ha fatto brillare gli occhi del gremito pubblico in un’analisi introspettiva mai scontata e volta ad assaporare il fascino dell’arte. Dinanzi alle loro “creature” vi è il riverbero del loro vissuto, della loro umanità, di quel genio che non ha mai preteso di svelar nulla poiché un vero maestro ti dice dove guardare ma non cosa vedere. Mani, volti, paesaggi, immagini nitide ed altre appena accennate, macabro e ridente, solarità e melanconia sono parte dell’infinito vortice di emozioni che travolge se ci si lascia andare proprio come un invito a danzare: ma mentre la scena del ballo è nitida, chiara, dal brano musicale ai danzatori, qui l’arte supera ogni fantasia e da bravi registi si dà vita alle singole “parti” con un copione che non ha pari: quello dell’anima. Ciò che contraddistingue i nostri artisti mazaresi è il notevole valore pedagogico che rimanda al concetto di bellezza: serve a fornire all’uomo gli strumenti necessari per migliorare la convivenza sociale e civile: la loro arte inizia con consapevolezza e termina nell’inconscio, cioè oggettivamente; l’Io è consapevole rispetto alla produzione, l’inconscio rispetto al prodotto e, al di là del pregevole fine estetico, vi è qualcosa di più…vi è l’ispirazione, si tratta piuttosto di suggestioni, di folgorazioni partorite in diverse situazioni, nei momenti più impensabili. Insomma artisti dotati di una particolare sensibilità nell’assorbire e nell’esprimere quello che li circonda, a volte senza nemmeno capire dove si può arrivare, fino ad approdare al sublime. Aleggia un ritmo inedito nelle loro produzioni artistiche un leitmotiv che non ha epoca. E’ un’emozione che dorme su guanciali d’eternità e ciò che li rende unici è la fuga dalla vita quotidiana con la sua dolorosa crudezza e la tetra mancanza di speranza, dall’asfissia dei propri desideri sempre mutevoli per inerire all’ossigeno della pura libertà scuotendo l’anima di ognuno dalla polvere accumulata nella vita di tutti i giorni. Dall’opera si riconosce il Maestro e ogni vera creazione d’arte è indipendente da colui che l’ha realizzata poiché più potente dell’artista stesso e ritorna a ciò che risulta divino attraverso la sua manifestazione: un tutt’uno con l’uomo che è testimone dell’espressione del Divino in sé. Se desideri guardare il tuo volto usa uno specchio di vetro ma se vuoi far librare nell’aria la tua anima non puoi non intraprendere il magico viaggio nell’opera d’arte. Cerchiamo chiarezza nel genio dei nostri artisti? Desideriamo speditezza di significati ed estemporanee concettuali nelle loro opere? “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate…” la loro arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è. È l’incontro inatteso di forme e spazi e colori che prima si ignoravano. Provate per qualche secondo a rimirare quelle immagini, quei colori, le sinuosità, le curve e le linee rette: tutto ciò ci consente di trovare noi stessi e di perderci nello stesso momento. Le loro opere d’arte sono un ricettacolo di emozioni che vengono da ogni luogo: dal cielo, dalla terra, da un pezzo di carta, da una forma di passaggio, da una tela di ragno non dimenticando mai il fine nobile di ciò che compiono nel momento in cui lo realizzano: il dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo. Ho conosciuto artisti che hanno dipinto il mare come una macchia blu e poi ho avuto il privilegio e l’onore di conoscere Fabio Accardo Palumbo, Paolo Asaro, Giacomo Cuttone, Giuseppe Tumbarello che, grazie alla loro arte e intelligenza, hanno trasformato una macchia blu nel mare, gocce rosse in melograno, linee morbide in occhi socchiusi e riflessivi, grigi perla in teschi adagiati in rimando alla vita, macchie ridondanti in volti monoculari ed ancora mosaici di colori nella tormentata trama dell’anima. Siete luce dentro le tenebre dei cuori, la dissimulazione della vita che ci ha consentito di riconoscere la verità poiché il fine della vostra arte non è riprodurre la realtà, ma creare una realtà della stessa intensità. Se è vero come è vero che gli artisti non debbano esprimere il contenuto di un’epoca ma devono dare a un’epoca un contenuto a voi il merito di averci insegnato che si può esistere senza arte, ma senza di essa non si può Vivere.
Danilo Di Maria