Le infezioni, ormai lo abbiamo capito, attaccano i nostri punti deboli. I virus, in particolare, non hanno vita a sé, ma hanno necessità di intrufolarsi in un organismo vivente e sfruttarlo come dei parassiti, di succhiare linfa vitale dalle sue cellule. Per sopravvivere e per riprodursi. Diversamente muoiono subito, anche se tecnicamente non si sa nemmeno se possano essere definiti organismi viventi. Non fanno solo questo, però. Attaccano anche le debolezze della nostra società, in modo feroce. La povertà inizia a mordere le caviglie più di prima e a più persone, la sanità scricchiola nei suoi contrasti e nella sua decennale malagestione, la paura di non poter più ritornare alla superficiale spensieratezza alla quale ci eravamo abituati fa capolino dalle finestre con varie forme di nevrosi, le nostre case sono diventate di colpo più piccole e scomode e abitate da improbabili semi-sconosciuti, tantissimi politici mostrano più di prima i loro limiti culturali e di prospettiva, le fake news esplodono, i complottisti trovano terreno fertile per le loro balzane teorie. «Usciremo dalla crisi più forti di prima», si sente dire. «Andrà tutto bene». Questi sono i due mantra collettivi, i due movimenti di un respiro che serve a dare fiducia alla gente. Per il momento, il COVID-19 non ci ha cambiati, né come singoli né come Paese. Ha solo amplificato quello che eravamo: chi leggeva prima, ora legge di più. Chi si impegnava nella società ha trovato altri modi di farlo, chi faceva il furbo ed evadeva le tasse, sta pensando a come farlo ancora di più domani, considerate le ristrettezze economiche a cui andremo incontro. Arrestare una pandemia, non è solo una lotta contro la natura, da cui questo virus è emerso, ma è soprattutto una battaglia di civiltà. È la possibilità che abbiamo di sviluppare una civiltà diversa, forse anche migliore. Andare oltre le dialettiche locali sulla sanità, per esempio di Mazara, in cui i litigi all’interno di qualche partito accendono la miccia? Dobbiamo credere che prima o poi la smettano e pensino seriamente alla sanità? Ho i miei dubbi perché gli interpreti sono poco affidabili. Bisogna però andare avanti e sperare. Alla prossima.
Salvatore Giacalone
15 marzo 2023.