Anche gli ottimisti più incalliti non possono negarlo: il periodo non è per niente roseo. Tant’è che sorridere alla vita sta diventando un’impresa ciclopica, a meno che non si sia dotati di una grande, immensa fiducia nel futuro. In effetti, alzarsi alla mattina e sentirsi carichi di positività negli ultimi tempi è abbastanza difficile. Ma siccome non si può (e non si deve) soccombere, bisogna trovare ogni giorno qualche spunto per tentare di sopravvivere al meglio. O alla meno peggio, a seconda dei risultati degli sforzi compiuti. Ecco il compromesso che è la strategia preferita da tutti coloro che vogliono evitare conflitti. Se, per esempio, in campo politico (ricordiamo il famoso compromesso storico proposto da Berlinguer nel 1973 per raccogliere le forze che rappresentavano la maggioranza degli italiani) è spesso dolorosamente necessario per arrivare a proposte concrete e realizzabili. Oggi, in politica, sia a Roma che a Mazara, si vive di compromessi, ormai è un uso degradato che uccide anche lo sviluppo intellettivo e spesso anche economico ed aumenta la pericolosa curva dell’affarismo. Sin da bambini ci insegnano che ottenere sempre quello che vorremmo è difficile, e che prima impari ad accettare le cose che la vita ti dona senza grosse pretese e prima imparerai ad essere felice. Ci si abitua così – soprattutto con l’avanzare degli anni – ad accontentarsi di ciò che abbiamo, sempre più convinti della fortuna che la vita ci ha comunque riservato, nonostante le delusioni, nonostante le perdite, nonostante tutti i compromessi. Nella vita, è vero, facciamo compromessi in ogni occasione: compromessi in famiglia – pur di far funzionare le cose, compromessi con il datore di lavoro, a volte anche compromessi con la propria coscienza. Senza nemmeno rendercene conto arriviamo ad un momento in cui – pur di non avere scocciature, pur di non tornare a stare male – scendiamo a compromessi quasi automaticamente. Voglio abbracciare il pensiero positivo anche per quel che riguarda i giovani. I quali è vero che non trovano lavoro e che faticano a metter su famiglia. Ma volete mettere quei poveretti che durante la Prima Guerra Mondiale, appena compivano 18 anni venivano spediti al fronte a far da bersaglio a una pallottola senza neanche sapere perché? Parliamo dei rapporti umani. Soprattutto sui social prolificano accuse al prossimo, pronti a parlare male di te, a fuggire appena hai bisogno, a pensare solo al suo orticello. Per carità, c’è molto di vero in tutto questo. Ma nel Medioevo il soggetto non si limitava a dire una carognata sul tuo conto: se non avevi chi assaggiava i piatti per te appurando che non fossero avvelenatiti, l’ospite ti uccideva a tavola. A 30 anni non avevi più un dente in bocca. E se per caso ti spaccavi una gamba, rimanevi zoppo fino alla fine dei tuoi giorni. Ecco, queste riflessioni dovrebbero aiutarci a capire che nel futuro bisogna assolutamente avere fiducia. La storia, infatti, racconta di continui miglioramenti. A 360° e per tutti. Compresi i più sfortunati. E sempre la storia racconta che l’essere umano si è sempre risollevato. Quindi, facendo mie le parole cult di Rossella O’Hara, vi saluto con un «Domani è un altro giorno», sicuro che se non sarà domani, sarà dopodomani. Che sia vero o no, l’importante è continuare ad avere fiducia nel futuro. Alla prossima.
Salvatore Giacalone
20 luglio 2022