Si dice che “Siamo tutti sulla stessa barca”. La pandemia del coronavirus è spesso trattata come un mostro cieco e sordo, che
non fa differenza di sesso, colore e classe sociale. Niente di più falso. L’accesso alla sanità privata e la possibilità di vivere la
quarantena imposta in case su tre piani per due persone e ville con piscina, la possibilità di essere rassicurati giornalmente da un
medico che risponde a ogni nostra chiamata non è un privilegio universale, e soprattutto fa emergere contraddizioni preesistenti
che sfruttano la quarantena per esplodere. “Andrà tutto bene”, “ci siamo dentro insieme”. Però la maggior parte delle famiglie
italiane percepisce la paura di non poter pagare l’affitto, le bollette, la spesa. Poi ci sonno anche quelli che vanno in Paesi
lontani, pieni di fascino e il alberghi a più stelle. Ma è una minoranza. Il virus continua imperterrito, aumenti incredibili in
ogni regione d’Italia, riaprono i reparti dedicati al Covid, davanti a noi, dalla TV, sfila il numero crescente di morti che poi viene
presentato esclusivamente come una conseguenza del virus, quando è evidente come sia anche la conseguenza di trent’anni di
politiche sbagliate. L’ospedale di Mazara è un esempio. Nato 5 anni fa, come Dea di primo livello, oggi è ridotto veramente
male. Mancano medici, è vero, ma manca anche la volontà politica di renderlo di 1° livello. La politica, speso, lo sappiamo,
gioca su tutto, anche e forse principalmente sulla sanità perché vi sono incarichi importanti da ricoprire e bacini di voti non
indifferenti. Ma ritorniamo al Covid. In questa quarantena ci stiamo rendendo conto dell’importanza di una casa, di un tetto,
per la differenza che comporta passare un mese chiuso in 30 metri quadri o in 100, di che portata fossero realmente i tagli alla
sanità e alla ricerca che in questi anni abbiamo sentito nominare, facendo spesso l’errore di immaginarli lontani e astratti; ci stiamo
rendendo conto di quanto la socialità sia importante e di quanto l’isolamento porti a conseguenze sociali, economiche e
psicologiche devastanti e di come sia necessario, ora più che mai, essere comunità e provare a immaginare un paese diverso e con
meno disuguaglianze, un paese in cui gli investimenti strategici non siano quelli militari, ma quelli nella ricerca, nella sanità, nella
formazione. Alla prossima.
Salvatore Giacalone
6 luglio 2022