Tanti, tantissimi cartelli in centro città o a ridosso con la scritta “Vendesi”. Mazara sembra diventare la città “immobiliare”. Negli ultimi anni c’è stata una moltiplicazione di case cadenti e di case quasi nuove in vendita, sorprendente. Palazzi non se ne costruiscono più perché non c’è la domanda. Per chi ha soldi da spendere c’è l’imbarazzo della scelta. Un drammatico effetto della crisi, viene da pensare. Ma anche una conseguenza del fuoco incrociato di tasse e balzelli sui beni immobili che molte famiglie non riescono più a pagare. La mancanza di un reddito adeguato sta spingendo molti cittadini a cercare nuove forme di liquidità, piazzando sul mercato case e terreni pronti ad essere sacrificati per disporre di soldi in più. E così, nella città dove sino a qualche anno fa trovare un’abitazione o un terreno dove costruire una casetta non era poi così facile, adesso le occasioni sono numerose. Dal centro storico, alle zone residenziali, sino alle aree costiere (molti villini sino in vendita) , i cartelli “vendesi” spiccano su decine e decine di immobili e terreni. Un elenco lungo, che trova eco anche su diversi siti internet specializzati e nelle agenzie immobiliari. Nessuno però, li consideri “numeri”. Dietro ogni aspirante cessione si nasconde infatti una storia personale, che in molti casi trasuda angoscia e sofferenza. Molta gente intende vendere perché è disperata. «Da quando io e mia moglie abbiamo perso il lavoro la nostra vita non è più la stessa – afferma con gli occhi lucidi di commozione un disoccupato di 50 anni – Mettere in vendita la casa che possediamo nell’abitato di Mazara è una scelta obbligata. Intendiamo vendere per recuperare liquidità, e condurre, finché i soldi bastano, una vita dignitosa. Purtroppo il mercato è saturo. I prezzi ne risentono. Gli affari non sono sicuramente più quelli che si potevano fare un tempo, ma viste le condizioni che stiamo attraversando, non c’è altra soluzione: o vendiamo o andiamo a chiedere l’elemosina». Questa situazione ha innescato un circolo, vizioso per alcuni ma positivo per altri, che ha determinato l’abbandono di un numero consistente di vecchie case, alcune, nella seconda metà degli anni settanta, quando Mazara, in particolare, appariva la terra promessa per un numero sempre crescente di lavoratori nord-africani, attratti dalla prospettiva di un facile impiego nelle flotte di pescherecci presenti nell’area e nelle campagne circostanti. Dai territori della ex- Jugoslavia arrivavano piccoli gruppi di rom, anche loro hanno trovato rifugio in case quasi diroccate o con muri fatiscenti, nella perpendicolare che si allunga dal porto a piazza San Michele.
Salvatore Giacalone
29 maggio 2024