Un paradiso trasformato in un inferno di maleducazione, divieti e vessazioni economiche. E’ ciò che accadeva, secondo i racconti dei clienti e le recensioni dei turisti, all’interno del lido Torre a San Teodoro: una spiaggia fatta di palafitte, amache sull’acqua, altalene, tavoli in riva al mare, giochi per bambini, ma dove a regnare è ogni genere di divieto, dall’introduzione del cibo dall’esterno allo scatto delle fotografie.
A confermare quello che è stato definito un luogo dove il “paradiso ha un costo altissimo”, e dove il personale, tra gestori e bagnini-security, fa rispettare prontamente le “regole” con il fischietto e con un temperamento “maleducato, arrogante e nervoso”, è stato l’arresto del gestore Giuseppe De Vita a cui è stata anche applicata la misura del divieto di dimora all’interno dello stabilimento balneare. De Vita, che insieme alla moglie Ombretta Nizza gestisce la struttura, si sarebbe scagliato contro un gruppo di persone in bicicletta che, però, piuttosto che scrivere una delle tante recensione negative on line si sono rivolte alla polizia.
Domenica mattina, il gestore del Lido si sarebbe arrabbiato per la sosta dei ciclisti, tra cui poliziotti e finanzieri, che, incantanti dal panorama dello Stagnone, hanno iniziato a fotografare quel paesaggio mozzafiato incastonato in un mare caraibico tra le saline, le isole Egadi e la montagna di Erice. Tra i tanti divieti imposti all’interno del lido, dove una concessione deve essere stata scambiata come un diritto di proprietà, c’è quella che proibisce di scattare fotografie. I ciclisti sono stati rimproverati, con insulti, da un giovane dipendente della struttura. Poi è intervenuto De Vita che agli insulti ha sommato, come hanno raccontato le forze dell’ordine in borghese, offese e spintoni che gli sono costati l’arresto per oltraggio a pubblico ufficiale. Denunciata, invece, con la stessa accusa, anche la moglie Ombretta Nizza mentre il dipendente è stato denunciato per violenza privata.
Secondo Giuseppe De Vita, difeso da Giacomo Frazzitta del foro di Marsala, il gruppo, formato da trentasette biciclette, avrebbe invaso l’area senza alcun permesso e che una volta invitati a uscire uno dei poliziotti avrebbe mostrato il tesserino. Da questa azione sarebbe, poi, sfociata la lite.
Intanto, oggi alle 15 si terrà al tribunale di Marsala il processo con il rito direttissimo.
di MARIA EMANUELA INGOGLIA per palermo.repubblica.it