Domani è il 1°maggio , la Festa del Lavoro, festa nazionale. Lo è perché è la giornata che celebra le lotte che, durante i secoli, i lavoratori hanno combattuto per poter veder riconosciuti i propri diritti. Il concertone lo vedremo a casa, in Tv con tanti artisti nelle piazze affollate delle grandi città. Dai palchi di tutto il mondo domani attori, politici e sindacali, attivisti e personaggi della società civile racconteranno il senso di questa giornata. Ricorderanno le conquiste storiche che la lotta e l’unione dei lavoratori ha portato per garantire un equo salario, un giusto orario e un’armonia tra lavoro e lo stile di vita. Siamo in Sicilia e non possiamo dimenticare oggi, 1° maggio, le tante lotte e le tante umiliazioni. Nel 1893 è stato scritto a mano un contratto con i contadini siciliani. Sapete cosa hanno voluto scrivere i contadini nel contratto? Che il padrone doveva dare loro da bere un quarto di litro di vino. E poi aggiunsero anche una nota in fondo al contratto: “per vino deve intendersi vino buono e non il vinello o vino guasto”. E precisarono anche cosa si intendesse per minestra, perché sapevano che i padroni non rispettavano neanche i bisogni più elementari. Furono costituiti i famosi Patti di Corleone che non avevano nulla di straordinario perché stabilivano una mezzadria pura, ma per la prima volta i contadini divennero un soggetto politico. Da pietre e da oggetti, diventarono soggetti politici che dicevano al padrone “Se vuoi che vengo a lavorare nelle tue terre mi devi dare delle condizioni” . (tratto da “Racconti di schiavitù e lotta nelle campagne”, AutAut Edizioni). Nacquero i Fasci dei Lavoratori ove si distinsero anche le donne. I Fasci siciliani furono tragicamente repressi dai mafiosi locali e dal governo nazionale. Si contarono più di cento morti, diverse centinaia furono i feriti e oltre 3. 500 i rinchiusi nelle patrie galere. L’1 Maggio del ’47 si tornava a festeggiare la festa dei lavoratori, sospesa durante il ventennio fascista. Circa duemila contadini si riunirono in località Portella della Ginestra, una vallata vicino Piana degli albanesi, per manifestare contro il latifondismo, a favore dell’occupazione delle terre incolte e per festeggiare la vittoria alle regionali del “blocco del popolo” con il 29% dei voti. Improvvisamente delle raffiche di mitra che perdurarono per circa un quarto d’ora, stroncarono la vita di 11 persone e ne ferirono una trentina, alcuni morirono successivamente per la gravità delle ferite riportate. E’ stata la strage della banda di Salvatore Giuliano. E si potrebbero elencare altre battaglie. Oggi l’agricoltura lavorata dai contadini è rimasta povera. Nelle ultime settimane si sta discutendo molto della crisi della filiera agricola. L’assenza di acqua ma anche di lavoratori rischia di mettere in ginocchio una filiera fondamentale, quella del cibo e così si scopre che quei lavoratori che arrivano da tutte le latitudini, sono fondamentali al sistema agricolo. E alla società intera. Come a Mazara i nordafricani lo sono per la pesca.
Salvatore Giacalone