Tra i 75 e i 95 metri di profondità, nei fondali a nord – ovest dell’isola di Levanzo, nel corso della campagna di ricerche effettuata nel mese di ottobre 2017 dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con i subacquei altofondalisti della GUE (Global Underwater Explorers), sono state effettuate delle scoperte di grande interesse scientifico che ampliano di molto le nostre conoscenze sulla “Battaglia delle Egadi” il cui luogo ove avvenne era stato già identificato negli anni scorsi.
Le ricerche effettuate nel corso di questa campagna hanno interessato un’area a forte presenza di emergenze rocciose sul fondale marino ed è stata scelta poiché più suscettibile di essere esplorata mediante immersione umana diretta piuttosto che con apparecchiature elettroniche (side scan sonar e multibeam) più versatili nelle aree a fondo piatto e sabbioso.
In particolare le nuove scoperte comprendono due rostri in bronzo (Egadi 12 e Egadi 13) che si aggiungono agli 11 già recuperati nel passato, e dieci elmi in bronzo del tipo Montefortino. L’eccezionale novità scaturita dai rinvenimenti di questa campagna di ricerche è costituita dai due rostri e da uno degli elmi rinvenuti e recuperati. Esso è del consueto tipo detto di Montefortino in dotazione ai militi romani, ma ha la peculiarità estremamente rara di avere sulla sua sommità un elemento applicato in rilievo che riproduce una pelle di leone in rilievo che sembra abbracciare la pigna centrale che ne orna la punta. Si tratta di un unicum nel panorama di tale classe di elmi. A nostra conoscenza esiste un altro elmo simile con un probabile uccello stilizzato applicato in analoga maniera sulla sommità. Sappiamo che i pretoriani, corpo istituito più di due secoli dopo da Augusto, talvolta adornavano il proprio elmo con una reale pelle di leone. Non avevamo esempi di tale insegna in epoca romano repubblicana. E’ probabile che tale decorazione sia da ricondurre ad una città alleata di Roma dove forte era l’influenza del mito di Eracle/Ercole che, com’è noto, è spesso rappresentato con la pelle di leone sul capo. Oppure si potrebbe pensare ad un’insegna che indicherebbe un ruolo gerarchico nell’ambito dell’esercito romano. Si tratta di supposizioni preliminari che dovranno essere vagliate ed approfondite nel corso degli studi che effettueremo per decodificare questi interessantissimi ed importanti segni del passato.
Il rostro Egadi 13 è di grande rilevanza poiché presenta un’iscrizione punica sulla guaina superiore. Si tratta del secondo rostro con iscrizione punica finora recuperato (l’altro era il rostro Egadi 3) e , quindi, sarà di grande aiuto per aumentare le nostre conoscenze sulla battaglia quando l’iscrizione sarà decifrata dopo il restauro.
Il rostro Egadi 12, è diverso dagli altri finora rinvenuti poiché presenta una decorazione su entrambi i lati di grande pregio artistico; la decorazione è costituita dall’impugnatura di una spada che si collega alla lama centrale del rostro e dalle appendici a testa di uccello che ornano la parte iniziale delle due lame superiore e inferiore. Decorazione finora nota soltanto nel rostro di Acqualadroni che la Soprintendenza del Mare recuperò alcuni anni fa nelle acque di Capo Rasocolmo presso Messina ed oggi esposto nella città dello Stretto. Tale decorazione ci permetterà di individuare la zona di provenienza del rostro grazie ad un’analisi iconografica che condurremo a restauro terminato. Anche il rostro Egadi 12 presenta un’iscrizione sulla guaina superiore, ma al momento non siamo in grado di identificarne la natura.
Dichiarazione del Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa:
“E’ un risultato eccezionale sia sotto il profilo scientifico poiché aggiunge altri reperti con caratteristiche assolutamente inedite a quelli già noti e recuperati che certamente potranno apportare nuovi dati tipologici, tecnici, epigrafici e storici. Si sottolinea anche la correttezza del percorso metodologico adottato che vede un eccellente esempio di giusto equilibrio fra ricerca strumentale e intervento diretto dell’uomo. Queste ultime scoperte si aggiungono alle tante effettuate nel passato in questo tratto di mare tra Levanzo e Marettimo e che hanno permesso di localizzare esattamente il sito in cui si combatté una delle più grandi battaglie navali dell’antichità per numero di partecipanti, circa 200 mila, tra i Romani, guidati da Gaio Lutazio Catulo, e i Cartaginesi, capeggiati da Annone, e che, oltre a chiudere a favore dei primi la lunga e lacerante Prima Guerra Punica, sancì la supremazia di Roma su Cartagine. Sono tornati alla luce autentici frammenti di storia antica in forma di tredici rostri bronzei di antiche navi da guerra, diciotto elmi bronzei, centinaia di anfore e reperti di uso comune”.