ALLA CONTINUA RICERCA DI UN LAVORO
Disoccupati e disperati. C’è chi sogna l’estero, chi cade in depressione, chi chiede aiuto alle associazioni caritatevoli. Alla continua ricerca di un impiego, giovani e meno giovani devono rinunciare all’idea di costruire una famiglia. Sembra di leggere il “Lavorare stanca” di Cesare Pavese con i suoi personaggi. Una serie di poesie che si possono definire poesie-racconto in cui narra storie e descrive scene di vita con un tono che è simile a quello di un racconto: lavori, amori, struggenti ricordi. Oggi, lontani dalla politica, dai ribaltoni, dalle polemiche, giovani e meno giovani arrancano, si dibattono ed accettano qualsiasi lavoro, in nero. Ma per i giovani dai 15 e i 24 anni non è finita. Perché il vero disagio comincia dopo, quando ti cresce l’angoscia perché vedi i 30 anni che arrivano o li hai già superati ed ancora non sai quale sarà il tuo futuro. l lavoro è il lavoro. E il non-lavoro è la disoccupazione. La disoccupazione è una tragedia, ma è difficile stabilirne i confini. La determinazione del salario – il prezzo del lavoro – ha un grande ruolo, così come le regole che incorniciano il rapporto di lavoro. Se è troppo difficile licenziare, le imprese tenderanno a non assumere, e la disoccupazione aumenta. Oppure si crea un precariato, e il mercato del lavoro si biforca in una categoria di lavoratori molto protetti e in una categoria di non protetti. Mazara non è da meno, anzi la situazione è peggiore. Il tasso di giovani senza lavoro è arrivato a Mazara tra il 30 e il 35%. La fotografia è quella di una crisi profonda, con attività commerciali che sono sull’orlo di un abisso mentre le imprese piccole o medie continuano a licenziare. La marineria ha dimezzato il giro di affari, l’artigianato è quasi scomparso, la mano d’opera specializzata non trova occupazione. Già nel 2011, dati Ista alla mano, la disoccupazione era in media tra uomini e donne del 26, 5% , quella giovanile era al 52%, dopo 12 anni, nel 2023 la percentuale media oscilla tra il 30 e il 35%. Quasi un giovane su tre è fuori dal mondo del lavoro e spesso anche chi è dentro non se la passa troppo bene. Giovani senza òavoroCerto è che con una percentuale di disoccupazione di questo livello avrebbe buon gioco un datore di lavoro che offrisse condizioni (come del resto da più parti avviene) svantaggiose (a nessuno suona nuova la frase: “del resto un altro lavoratore disposto ad accettare lo trovo sempre”). E c’è anche lo struggimento di chi non si integra: ragazzo nel mondo degli adulti, senza mestiere nel mondo di chi lavora.. “I lavori cominciano all’alba. Ma noi cominciamo un po’ prima dell’alba a incontrare noi stessi ”, scriveva Cesare Pavese in “Lavorare Stanca”.
Salvatore Giacalone