Alla presenza di amici, colleghi, allievi, familiari ed esponenti della cultura, l’Ente Mostra di Pittura di Marsala, sabato 27 maggio 2023, ha intitolato una sala espositiva del Convento del Carmine all’artista marsalese Vito Libero Linares.
Ricordiamo che l’Ente, dopo la prematura scomparsa di Linares – che è stato, tra l’altro, componente del Cda dell’Ente – , aveva organizzato nel 2019 una retrospettiva antologica delle sue opere.
Dopo il saluto del presidente dell’Ente Avv. Riccardo Rubino e un breve ricordo del nipote di Linares, il musicista Gabriele Civello, ha tenuto la sua relazione l’artista Prof. Giacomo Cuttone – che in passato con il Nostro aveva condiviso alcune tappe espositive – tracciandone il profilo umano e artistico.
Ecco alcuni passi significativi della sua relazione:
(…) Per un lungo periodo è stato un raffinato pittore surreal-metafisico, le prospettive dechirichiane, gli oggetti e i cieli magrittiani erano gli strumenti idonei per presentificarci il suo “sarcasmo” e il suo “gusto dell’assurdo”, una ricerca continua verso “verità irraggiungibili” (Aldo Gerbino). Le opere di questo periodo raggiungono una “perfezione stilistica” non indifferente; una cura cioè “che non è mero formalismo, ma […] essenziale […] ricerca del pensiero perché esso diventi discorso e narrazione” (G.A. Ruggeri).
Successivamente la sua ricerca si nutre degli insegnamenti neoplasticisti di Piet Mondrian, si fa più geometrica, astratta, il colore cessa di essere sfumato. Nascono, così, le “gabbie” e /o “griglie”, i “frammenti” che, essendo tali, sono incompleti e rivendicano l’attenzione attiva/fattiva del fruitore per cessare di essere ciò che sono nella loro incompletezza.
Negli ultimi anni del ‘900, abbandona pennelli e colori per dedicarsi completamente alla Computer Art, inizialmente utilizzando gli stessi schemi visivi, poi, via via, sempre più informali.
(…) I primi lavori digitali creati dal Nostro non sono altro che i suoi collages e i suoi dipinti realizzati con il computer. Con gli anni, poi, è riuscito a mettere nelle sue opere “tutta la sua esperienza, la sua folle saggezza, tutta la sua vita di sperimentatore cromatico e delle forme” (Sal Giampino).
Nella sua ultima personale (2015), tenutasi presso la Chiesa di S. Pietro, riconferma il suo essere contro: contro una società omologata e contro il cibo spazzatura. Visitando questa mostra, scopro un altro Linares. “Ogni opera è simile all’altra” solamente nel colore e nella tecnica espressiva ma ogni tela è diversa, unica. Nell’esecuzione di queste opere la sua pittura si fa gesto. Al supporto digitale, Vito, infatti, fa s-gocciolare (dripping) il colore sulla tela; e ciò non per creare caotici intrecci di linee e macchie colorate con una totale assenza di organizzazione razionale (come faceva Pollock), ma per creare, di volta in volta, figure, volti, composizioni, grovigli.
Non c’è niente di improvvisato nella sua ricerca dall’inizio fino alla fine. All’interno di un modello che pensa e vive il tempo, crediamo, come una “contrazione” di simultaneità eterogenee (i “grovigli”), il nostro pittore, attento ingegnere del colore, ha razionalmente “progettato” infatti il tutto del suo fare pittorico: maestri, stili, epoche, tematiche e rielaborazioni personali.
Degli impasti, i grovigli, cosa non dire se non che vederli/leggerli come virtualità in tensione complessa!
Sono impasti/composizioni di superfici grafo-cromo-pittoriche creative che, in modo riflesso e mirato, hanno intrecciato, coagulandoli, il “domani” e l’“ieri” come il “qui e ora”: un passato-presente che è già futuro. Le tre dimensioni del tempo (pittorico, nel caso di Vito) come un blocco di istanti artistici assoluti che non vogliono dividersi dal presente della propria vita; quel presente vivo “del pensare” che, come sembra (da alcune testimonianze indirette), non l’ha abbandonato come “linguaggio espressivo” artistico – l’informare – neanche nei duri momenti che hanno caratterizzato l’ultimo periodo della sua precoce scomparsa.
Vito, così, ha fatto di più; ha scritto la “storia del (suo) futuro” artistico (…) fino al 2030 (Vito Linares, Catalogo 1974-2030). Come dire che il pittore già sapeva quale dovesse essere il cammino dei suoi prossimi quindici anni: un consapevole “futuro anteriore” presente; un qui e ora che ripete gli istanti dell’espressione artistica nel momento della composizione che compete ad ogni “artigiano” di mondi alternativi. E Vito Linares, sicuramente, fa parte di questa schiera di attori deliranti.
Alla luce di quanto detto, bene ha fatto l’Ente Mostra di Pittura della Città di Marsala d’intitolare a Vito Linares (…) una sala dell’ex Convento del Carmine, perché così, finalmente, si dà il giusto risalto ad una figura importante nel campo delle arti visive che tanto ha fatto, in vita, per la sua Città e i suoi artisti. Insomma, così facendo, si dà la giusta luce ad un artista marsalese importante, anche se “rompiscatole”, “spigoloso”, “puntuto” e “provocatore”, di cui ne sentiamo un po’ tutti la mancanza!
Giacomo Cuttone