Ormai si compra quasi tutto on line. I negozi al dettaglio erano un tempo il fiore all’occhiello dell’economia soffrono. Sono perennemente in risi. Il negozio sotto casa, il titolare amico del cliente più che acquirente, a volte festività con regali e abbracci tra commerciante e cliente, sono sempre più rari. Le ragioni sono ben note e risalgono alla fine degli anni Ottanta, quando gradualmente i centri commerciali hanno cominciato a espandersi, da Nord a Sud, su tutto il territorio nazionale. È certamente una semplificazione, ma molti di coloro che un tempo erano indipendenti piccoli imprenditori, oggi sono dipendenti all’interno di grosse catene. A Mazara vi sono circa 1200 negozi di vario genere, forse troppi per una città di 52 mila abitanti. Matematicamente ci sarebbe un negozio ogni 43 abitanti ma se togliamo bambini, anziani ed altri cittadini che non sono in condizione di entrare in un negozio per varie ragioni, la media aumenta fino a 70 abitanti. Molti negozi, anche recentemente, hanno aperto perché uomini e donne non hanno trovato occupazione ed allora, magari con molti debiti, hanno intrapreso la via del terziario, come fonte di vita, a volte di sopravvissuti. Ad alcuni è andata bene, altri piangono ancora le conseguenze magari per essersi trasformati, improvvisamente, conoscitori di tessuti, di maglie o di scarpe. A Mazara è successo ciò che si è registrato in altre località: una recessione imperiosa. Tutti si lamentano e gli sconti allungati per lunghi periodi e non più stagionali, rappresenterebbero una sorta di ancora di salvezza. “Ormai – dice un commerciante di abbigliamento e confezioni, titolare di un negozio storico della città – siamo destinati a chiudere e non perché i soldi in città non circolano, gli esercizi dediti alla ristorazione sono sempre pieni, come i supermercati e le auto di media e grosse cilindrata si vedono sfrecciare, ma perché le vendite on line ormai hanno ucciso il commercio al dettaglio. Anche a Mazara moltissimi miei amici ed anche clienti confessano che acquistano beni di largo consumo on line perché – dicono – hanno una maggiore possibilità di scelta e costano di meno. Ma non è così – spiega il mio interlocutore. Perché se devi comprare una maglia on line la vedi solo in fotografia, al negozio, invece, la vedi, la tocchi, senti la qualità, la puoi provare e se non hai tutti i soldi contanti, ad alcuni clienti si fa anche un po’ di credito. C’è, voglio dire, un rapporto con il cliente di estrema fiducia che non si può trovare on line. E’ probabile che in futuro non ci sarà più nemmeno bisogno delle vetrine dove la gente si ferma a guardare, poi magari potranno guardare tanti computer con le foto di vestiti e magliette e poi decidere di entrare per l’acquisto. Sarà così?” Se fosse così, indipendentemente dalle dimensioni della propria attività, sarebbe importante portare la trasformazione digitale nella propria cultura aziendale. A oggi è inderogabile la presenza del consumo digitale vista la continua crescita dell’acquirente via web. Inoltre, è positivo valorizzare i propri punti di forza scoprendo anche nuovi orizzonti per migliorarsi e non smettere mai di puntare a qualcosa di più grande. Succederà anche in questo profondo Sud?
Salvatore Giacalone