La circolare, l’ennesima dopo lo sbandierato sblocco delle assunzioni in corsia, è stata notificata venerdì mattina ai manager delle 17 aziende sanitarie e ospedaliere dell’isola a meno di 48 ore dall’apertura delle urne. E di fatto pone dei paletti precisi che i commissari non devono superare, se non vogliono finire nei guai con la Corte dei conti. Sì alle assunzioni a tempo indeterminato, ma solo nei reparti che si occupano di emergenze e urgenze. Quelli, insomma, che non saranno coinvolti dai tagli. Perché – c’è scritto nella circolare che lega le mani ai manager – entro il 2018 bisogna tagliare 113 unità operative complesse. La rete ospedaliera che ad aprile ha avuto il via libera del ministero è in realtà rimasta arenata nelle secche di fine legislatura. Un monito che frena l’azione dei manager che gestiscono i grandi ospedali dove sono presenti unità doppione e i piccoli centri sui quali pende la tagliola. L’unica strada per mandare avanti l’attività – in attesa dell’approvazione definitiva della rete – è il ricorso ai precari, i cui contratti vengono infatti prorogati di altri sei mesi, fino al giugno 2018.
Rete a metà e tagli in arrivo. I passaggi salienti della circolare firmata dall’assessore regionale alla Salute sono due. In uno si fa riferimento alla mancata approvazione della rete: “La proposta di modifica della rete ospedaliera, con refluenze su talue strutture ospedaliere delle diverse aziende sanitarie, condivisa dalla giunta di governo regionale nella seduta del 12 settembre 2017, non è stata esistata per la chiusura dei lavori parlamentari di fine legislatura e pertanto il relativo iter non risulta essersi perfezionato”. In sostanza, per l’approvazione definitiva, è necessario un ulteriore passaggio in commissione Sanità all’Ars. E la palla passa ormai al prossimo parlamento che verrà fuori dalle urne dopo il 5 novembre.
Il cronoprogramma in tre step per l’attuazione della rete – si legge ancora nella nota – resta valido , ma si precisa che in arrivo al 31 dicembre 2018 ci sono ulteriori tagli, “che determineranno al livello regionale la riduzione di 113 unità perative complesse”. Ecco perché – scrive l’assessore – con nota del 3 agosto “le aziende sono state invitate ad eseguire in via prioritaria le assunzioni nell’area dell’emergenza urgenza e nei profili laddove si era in presenza di consistenti vacanze di organico in quanto sicuramente non interessate dall’attuazione del cronoprogramma”, e dunque dai tagli. “Si rammenta – c’è scritto – che le assunzioni disposte e programmate e quelle che verranno avviate in prosieguo dovranno necessariamente tenere conto delle suddette fasi di attuazione della rete ospedaliera e delle possibili contrazioni degli organici aziendali correlate alla soppressione di unità operative complesse, laddove riferite a strutture esistenti e non già a quelle previste ma non attivate”. Fuor di burocratese, chi assume nei reparti che poi potrebbero essere cancellati entro il 2018 se ne assume la reponsabilità.
L’allarme dei manager. “Il rischio – spiega il direttore generale di una grande Asp – è che si verifichi quanto è accaduto in Campania due anni fa, quando i manager finirono sotto inchiesta per danno erariale da parte della procura della Corte dei conti per aver contrattualizzato personale in reparti che poi furono chiusi”. Ecco perché questo passaggio è stato interpretato come uno stop di fatto a tutte le assunzini a tempo indeterminato a eccezione che nei pronto soccorso e nei reparti che si occupano di affrontare le emergenze. “Non essendo stata approvata la modifica – spiega un commissario – non sapiamo con certezza quali reparti e in quali ospedali dovremo chiudere”. A Messina – solo per fare un esempio – fra pubblico e privato esistono 18 chirurgie generali, ma secondo gli standard ministeriali devono sopravviverne sette (applicando la legge nel modo più favorevole). E allora, nessun managger si assumerà la responsabilità di assumere chirurghi anche in carenza di organico. “Dopo le chiusure infatti ci sarà semmai da ricollocare il personale in esubero”, spiega un altro direttore. Finora la maggior parte delle azinde ha avviato le procedure di reclutamento attraverso lo scorrimento delle vecchie graduatorie di concorso per i posti vacanti previsti nella vecchia pianta organica. Qualcuno ha anche bandito gli avvisi di mobilità provinciale, regionale ed extraregionale. “Ma è ovvio che una vota espletate, queste procedure resteranno congelate e non ci saranno immissioni in ruolo nelle discipline a rischio”, spiega un commissario palermitano.
I sindacati : “Una beffa”. L’allarme arriva anche dalla segreteria regionale del sindacato dei medici Cimo: “Molti direttori generali hanno ritenuto di ignorare l’esistenza dell’ultima versione della rete ospedaliera varata dalla giunta di governo ad agosto 2017, frutto delle modifiche apportate al tavolo paritetico tra Assessorato, aziende e organizzazioni sindacali. Ciò ha portato a inammissibili fughe in avanti in ordine sparso da parte dei vari commissari nel tentativo di inventare nuove unità operative complesse o semplici nonostante la circolare del 30 ottobre confermi il taglio di oltre 100 unità operative complesse in Sicilia. La Cimo esprime profonda preoccupazione per questi comportamenti che rischiano di disorientare e penalizzare gravemente gli operatori sanitari che ancora restano in attesa del definitivo sblocco delle assunzioni. A fronte della direttiva regionale che valorizza le ‘assunzioni nell’area dell’ emergenza urgenza e nei profili con consistente carenza di organico’ si assiste a variopinte iniziative assunzionali, figlie del periodo, che potranno avere ricadute sul piano erariale”. All’attacco anche la segreteria regionale di Anaao Assomed: “CCon la nuova direttiva l’assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi sterilizza di fatto, la gran parte delle procedure di reclutamento che le aziende del servizio sanitario regionale stanno attuando in ragione delle precedenti disposizioni. Così facendo saranno ulteriormente mortificate le attese di migliaia di dirigenti e personale sanitario già pronti per l’agognata stabilizzazione. Con la chiusura di svariate unità complesse e la mancata assunzione di nuovo personale, i cittadini siciliani soffriranno ulteriormente chissà per quanto tempo per le carenze della sanità siciliana già bocciata nel 2015 nell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza”.
di Giusi Spica per palermo.repubblica.it