«Mi appello a tutti e a ciascuno di voi affinché sia intrapresa con urgenza ogni utile iniziativa presso il Governo italiano, in particolare il ministero degli Affari esteri, e presso la Commissione dell’Unione Europea, nonché nei confronti dei competenti Organismi internazionali, per giungere al rilascio immediato dei marittimi e dei motopescherecci sequestrati».
Lo scrive il presidente della Regione Nello Musumeci in una nota inviata ai parlamentari europei e nazionali eletti in Sicilia, in riferimento alla vicenda dei pescherecci “Antartide” e “Medinea”
sequestrati dalle autorità libiche, insieme ai 18 membri degli equipaggi, il primo settembre a 35 miglia dalle coste di Bengasi.
Musumeci lo scorso 11 settembre si era già rivolto al presidente del Consiglio dei ministri, ricevendo assicurazioni in tal senso dal premier.
«L’episodio, di inaudita gravità, – scrive il governatore – è l’ultimo di una lunga serie che si protrae ormai da anni, senza che sia stata mai trovata una definitiva soluzione, per via di un tratto di mare che, con decisione assai discutibile, la Libia riconosce unilateralmente come proprio territorio, fino a oltre 70 miglia nautiche dalle proprie coste. La sottrazione di questi nostri concittadini alla propria terra e alle loro famiglie, che ho personalmente incontrato, desta ancor maggiore preoccupazione alla luce del noto stato di incertezza e confusione che caratterizza la situazione politica e istituzionale dello Stato libico».
Al di là delle convenzioni internazionali che individuano e disciplinano gli spazi marini «è mio dovere – aggiunge Musumeci – denunciare con forza questa inammissibile situazione e pregare anche voi di portare questa istanza nelle superiori Assemblee elettive, per reagire a tale palese violazione dei diritti umani aggravata, per un così lungo periodo, dalla assenza di informazioni ai familiari e alle Autorità dello Stato italiano sulle condizioni dei nostri pescatori.
E’ preminente nei fatti accaduti il profilo umanitario – ha concluso – ma non possono essere sottaciuti, su un piano più generale, anche gli ingenti danni economici che derivano alla marineria siciliana».