di Max Firreri (ANSA) – PALERMO, 04 APR – È stata una Pasqua lontana dalle proprie famiglie, quella che quest’anno hanno vissuto alcuni dei 18 marinai rimasti sequestrati per 108 giorni in Libia, da settembre a dicembre scorso. Dopo il ritorno del Medinea e dell’Antartide a Mazara del Vallo, lo scorso febbraio quasi tutti i marinai sono tornati a lavorare a bordo dei pescherecci e, visto il lungo periodo di sosta, per le festività pasquali hanno deciso di restare in mare, senza far ritorno a Mazara del Vallo, come è avvenuto quasi tutti gli anni.
A terra, nelle case dei pescatori a Mazara del Vallo, per le donne – mamme, moglie, figlie – quella vissuta quest’anno è stata una Pasqua particolare. Lo sa bene Rosetta Ingargiola, 74 anni, mamma di Pietro Marrone, Comandante del “Medinea”, il peschereccio attualmente impegnato in una battuta nelle acque tra la Sardegna e la Sicilia: “Per me è stata una festa vuota senza mio figlio – racconta – che ho condiviso soltanto con mia figlia e le mie nipoti, mentre i nostri uomini sono per mare”.
Per la prima volta in casa Marrone al tavolo per il pranzo si sono sedute soltanto 4 donne: “A casa nostra non era mai capitato”, racconta Vincenza, 51 anni, figlia di Rosetta e moglie di Francesco Rifiorito, da 40 giorni anche lui imbarcato, ma stavolta sul peschereccio “Diamante”, in battuta di pesca a sud dell’isola di Malta. Alla lontananza dei mariti per mesi le donne dei pescatori sono abituate, ma per le festività è consuetudine che gli equipaggi facciano rientro in porto per poi ripartire dopo il Lunedì dell’Angelo. “Quest’anno è stato diverso” – racconta Antonia Vassallo, 31 anni, sposata con Vito Rifiorito, figlio di Vincenza. Seppur sempre in mare, il giovane ha scelto di lavorare su una piattaforma petrolifera in Israele: “È andato via a febbraio, l’ultima volta ci siamo sentiti qualche giorno fa e gli auguri ce li siamo fatti in anticipo”.
La “chioccia” di tutte è nonna Rosetta, che oggi ha preparato il pranzo per quattro. È lei che col mare ci ha convissuto, con gioie e dolori. La morte del figlio Gaspare nel ’96 durante il naufragio del “Nuovo Ngiolo” che si inabissò nel mare in tempesta. Poi i momenti difficili vissuti per la prigionia del figlio Pietro in Libia. “La mia famiglia ha vissuto una vita con il mare – spiega – per chi lavora andare in navigazione è tutto, ma per chi rimane a terra è un continuo stare in ansia e preoccupazione”.
La più giovane al tavolo è Arianna Rifiorito, 26 anni, figlia di Vincenza e nipote di nonna Rosetta. Laureata medico sta seguendo la specialistica in Medicina legale. “Il mare? È come se l’avessi sempre vissuto – racconta la giovane – sin da bambina a casa mia si è respirata l’aria di una casa di pescatori. A papà? L’ho sentito qualche giorno fa al telefono, oggi ho riprovato per fargli gli auguri, ma è in mare aperto e la linea non ha agganciato …”. (ANSA).