Sono passati 13 maledetti anni da quel 1 settembre 2004, quando, intorno alle 12:00, Denise Pipitone spariva nel nulla, allontanandosi per sempre dall’affetto dei suoi cari e di sua mamma, Piera Maggio, che da allora non fa altro che sperare di rivederla, almeno solo una volta, fare un po’ di chiarezza, abbracciarla ancora, parlare con sua figlia. Ognuno di noi probabilmente si attaccherebbe alle più flebile speranza qualora ce ne fosse una. E nell’oscuro caso di Denise Pipitone, che oggi avrebbe 17 anni, ce n’è più di uno. È proprio per questo Piera da 13 anni è sulle tracce di sua figlia e come riporta “Giallo” non solo vuole capire come e dove stia Denise, ma si interroga anche sull’operato degli inquirenti che in questi anni hanno sempre seguito la pista familiare senza giungere però a nulla. Mamma Piera e il suo avvocato riesaminando il contenuto delle 350mila pagine che racchiudono atti e indagini svolte sul caso negli ultimi 13 anni. In tutto questo tempo sarebbe sfuggito un dettaglio, alla luce del quale chiedono la riapertura del caso: “Nel 2004 era stata rintracciata un’impronta digitale di una manina in un determinato luogo, che ancora non possiamo svelare, ma non doveva essere lì”. “Non sappiamo – continua – se appartiene a Denise o a qualcun altro, ma potremmo scoprirlo se fosse ancora possibile confrontarla con una impronta della bimba. Oppure si potrebbe estrapolare il Dna e compararlo con quello di Denise”. Tra i tanti misteri che alimentano un caso inspiegabile quanto complesso e che una riapertura delle indagini potrebbe risolvere, c’è la perquisizione della casa della vicina di Anna Corona, la mamma di Jessica Pulizzi. La Corona all’arrivo delle forze dell’ordine si infilò nella casa della vicina depistando inizialmente le indagini per motivi che non sono mai venuti a galla. Cosa nascondeva? Perché scappare se non per paura? Cosa voleva evitare? Tante domande ancora senza risposta e che, se mai arrivassero, lo farebbero con un ritardo considerevole, probabilmente inutili ai fini delle indagini.
Solo ad aprile Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise Pipitone, fu definitivamente prosciolta, era stata assolta anche in primo e secondo grado dall’accusa di concorso nel sequestro della piccola, nata da una relazione del padre con Piera Maggio. In quei giorni la V sezione della Corte Suprema, rigettando il ricorso delle parti civili contro il verdetto pronunciato in appello, mise fine a un processo che non ha potuto chiarire né in che circostanze sia sparita la piccola, né chi sia stato il responsabile della sua scomparsa. L’unica pista accreditata sfumò così, in pratica. Secondo il procuratore non ci furono elementi per dimostrare “che nei 15 minuti indicati come orario del possibile rapimento Jessica lo abbia effettivamente compiuto”. Il problema rimase sempre uno solo: dov’è Denise?