Sono cadute la gran parte delle accuse nel processo che vedeva imputato Giuseppe Di Giorgi, inizialmente sospettato di aver favorito la latitanza del boss Matteo Messina Denaro. Il giudice per l’udienza preliminare Lorenzo Chiaramonte lo ha condannato soltanto per detenzione illegale di arma da fuoco a due anni e otto mesi ed è stata disposta la sua scarcerazione. Nessuna prova, secondo la sentenza, del suo coinvolgimento diretto con il padrino di Castelvetrano. Giuseppe Di Giorgi è stato difeso dagli avvocati Marcello Montalbano e Walter Marino.
Il cuore del mistero resta legato a un box-garage in via Castelvetrano, a Mazara del Vallo. Qui le indagini avevano individuato un locale attrezzato come mini-appartamento, ritenuto possibile rifugio del boss. Tuttavia, le tracce biologiche e le impronte rilevate non appartenevano a Matteo Messina Denaro.
A complicare il quadro una serie di coincidenze: chiavi identiche – o simili – in possesso della sorella Rosalia, della compagna Lorena Lanceri e dell’operaio Andrea Bonafede, tutte in grado di aprire ingressi collegati ai box. Bonafede, che nega di aver saputo dell’esistenza del garage, possedeva anche una chiave che apriva l’accesso a un uliveto nei pressi di Campobello di Mazara, luogo legato ai movimenti del boss durante la latitanza.
Nel luglio scorso, una perquisizione a casa dei fratelli Caradonna, proprietari dei garage, ha portato al ritrovamento di una pistola Walther calibro 38, fabbricata nel 1942 e in uso alle truppe del Terzo Reich. L’arma, trovata nella cabina armadio dell’abitazione di Di Giorgi, era stata – a suo dire – raccolta per caso dieci anni fa. Curiosamente, riportava lo stesso numero di matricola di una pistola regolarmente acquistata da un carabiniere anni prima, ma gli esperti ritengono possibile che armi diverse condividano codici identici.
Sebbene la presenza del boss e della sua amante sia stata documentata da telecamere nei pressi del condominio nell’ottobre 2022, le connessioni concrete con i presunti fiancheggiatori sembrano evaporare tra chiavi non perfettamente originali, box accessibili con strumenti comuni e testimonianze deboli. Insomma, si sarebbe trattato di una sequenza di incredibili coincidenze.