Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gaetano Galvagno, indagato per corruzione e peculato, ha scelto di non dimettersi, pur ammettendo di essere sotto pressione. Ieri all’ARS, con voce calma e gesti nervosi, ha dichiarato: «Non sono attaccato alla poltrona, ma dimettermi significherebbe riconoscere che un post sui social vale più della Costituzione». Ha poi ribadito che l’indagine è ancora in corso e che spetterà alla magistratura decidere.
Secondo la Procura, Galvagno avrebbe gestito in modo disinvolto fondi pubblici destinati ad associazioni amiche, ma lui respinge le accuse: «Non ho mai tratto vantaggi personali dal mio ruolo». Ha ricordato di aver proposto di destinare i fondi solo ai Comuni, per garantire trasparenza.
In Aula, il Movimento 5 Stelle lo accusa di doppiezza, ma Galvagno evita commenti sull’inchiesta. Difende invece la sua ex portavoce, Sabrina De Capitani, figura chiave dell’indagine.
Il presidente della Regione, Renato Schifani, presente in Aula, ha ribadito il sostegno politico a Galvagno, mentre cresce la tensione interna per altri casi, come quello che coinvolge l’assessore al Turismo Elvira Amata. Fratelli d’Italia, con Francesco Filini, ha fatto sapere che il partito valuterà con attenzione le prossime mosse.