Oggi l’importante è apparire. Ben oltre il quarto d’ora di notorietà che Andy Warhol riteneva fosse un diritto di tutti nell’era della tv. Ormai, pur di garantirsi una comparsata davanti alle telecamere o nei titoli dei giornali si supera ogni pudore. Si dovrebbe parlare di etica o di morale, ma entrambe le parole appaiono smisurate in un contesto di valori così spaesati. Potremmo accontentarci anche soltanto di un po’ di buongusto. Ma anche quello è merce rara. E così dobbiamo assistere a comportamenti che lasciano a bocca aperta, soprattutto perché sono rivelatori dei nuovi modelli che si vanno affermando. Per esempio, nessuno si indigna se un consigliere comunale transita da un patito all’altro o se nelle elezioni si era magari amico del candidato sindaco ed ora gli ha voltato le spalle, sempre se il sindaco è sempre quello della campagna elettorale. Capita però che anche lui cambia maglia e atteggiamento ed allora tutto è permesso. Il pudore non abita qui.
Anni fa un ex sindaco di una città del napoletano, si guadagnò l’appellativo di «sindaco per tutte le stagioni» dopo aver guidato coalizioni con alleati diversi. Se è vero che ser Niccolò Machiavelli sosteneva che il fine giustifica i mezzi, oggi dovrebbe venire qui a perfezionarsi. Forse bisognerebbe recuperare qualche spicchio di silenzio. Tacere è arte di suprema capacità. C’è un vecchio film del grande (e già dimenticato) Kurosawa («Kagemusha – L’ombra del guerriero») in cui è splendidamente tratteggiata la capacità di governare con i gesti più che con le parole. Già, ma ai tempi di Kagemusha non c’era la tv né la possibilità di fare la foto per strada accanto all’imperatore di turno e, soprattutto, c’era una diversa concezione del comune senso del pudore. Ma voglio dire: la disaffezione dei cittadini che si manifesta con un astensionismo sempre più allarmante non ha insegnato nulla? E il trionfo dell’antipolitica? E l’affermarsi di un populismo che fa di tutte le erbe un fascio? Che cos’altro deve succedere per convincere i sopravvissuti della casta che bisogna voltare pagina? Il problema non è quello dei comportamenti che si configurano come reati: lì non c’è discussione, si applica il codice e il discorso è già finito. C’è però tutta un’area grigia nella quale i confini fra il lecito e l’illecito sono incerti, mutevoli, opinabili. È un po’ come «il comune senso del pudore»: cambia con il passare degli anni, con il mutare della società. Un tempo le ballerine in televisione dovevano indossare pesanti calzamaglie nere; oggi è «normale» che una signorina si presenti in mutande anche soltanto per leggere le previsioni del tempo. Alla prossima
Salvatore Giacalone
22 Marzo2023