Viviamo costantemente in un eterno presente, un indimenticabile passato e un futuro inesistente. A tutti è capitato di pensare alle occasioni perdute: quelle scelte non fatte, quel “no” o quel “sì” non detto, quel viaggio o quella dichiarazione tralasciata. Si rimane a volte anni a ripensare agli errori, ai possibili amori lasciati a metà, nell’indecisione che non fa scattare la molla. Non è solo il tempo a decidere cosa deve succedere, dipende dal carattere, dalla costanza, dal sano attaccamento ai migliori progetti. Il tempo aiuta solo a dimenticare gli errori e riconoscere ciò che veramente si desiderava. Nessuna recriminazione o pentimento, il meglio, si pensa, deve ancora venire. C’è sicuramente un certo fascino del passato, quella nostalgia di cose mai accadute, per come poteva andare se avessimo scelto questa o quella strada. Le occasioni perdute riguardano la nostra sfera individuale, ma anche quella generale. “Se il governo avesse difeso al suo tempo lo sviluppo di Olivetti, oggi l’Italia sarebbe un altro paese”, questa frase l’ho letta in molte occasioni. Come se da una singola decisione, da un singolo aspetto dell’economia poi si possa immaginare uno sviluppo a catena per tutti gli aspetti della vita. E’ il mantra politico anche dei giorni nostri, vendere una singola decisione come determinante per l’intero sviluppo o decadenza del paese. Politici ed amministratori la cantano sempre ma le decisioni non arrivano, ed allora il povero elettore che lo ha votato confessa: “lo sapevo ma allora perché l’ho votato?” Ed ecco l’incertezza del presente.
Salvatore Giacalone
2 ottobre 2024