Le donne di tutti i paesi civili hanno scelto una data per celebrare la giornata internazionale della donna: l’8 marzo, oggi. In questa giornata la donna pone tutte quelle rivendicazioni che sino a oggi non ha ancora ottenute e la cui conquista è indispensabile per la valorizzazione della sua personalità e per il progresso dell’umanità intera». Era il testo di un volantino del 1948 che invitava le donne italiane a rivendicare i propri diritti celebrando la giornata internazionale della donna in cui è tradizione regalare una mimosa, pianta dai fiori gialli e profumati. La Gionata (non la chiamo festa per tanti motivi) dell’8 marzo si fa risalire, quasi sempre, alla commemorazione delle oltre cento operaie – e operai -, morti il 25 marzo del 1911 nel rogo dell’edificio newyorchese della Triangle Waist Company, in cui lavoravano in condizioni terribili. In Italia la ricorrenza prese piede timidamente negli anni Venti solo tra le operaie delle grandi fabbriche, eclissandosi nella clandestinità durante gli anni bui del fascismo, per affermarsi definitivamente dopo la Liberazione, quando l’8 marzo del 1946 venne celebrata ufficialmente la prima Giornata della donna. Era l’alba di una nuova era. La donna di oggi è lavoratrice e cittadina, riesce ad essere lo specchio del passato, ma anche la proiezione nel futuro. La donna manager, la donna presidente del Consiglio, la donna ex presidente di Confindustria non sono però un risultato occasionale, ma il risultato di una guerra fatta di tante battaglie vinte e altrettante perse, ma che alla fine l’hanno portata, nel mondo occidentale, all’apice della piramide. Anche in Sicilia. Sciamano dappertutto. Il capo nascosto in uno scialle nero e le gonne abnorme nere sono ritratti del passato, oggi le ragazze camminano sciolte, disinvolte, e poi ancora, la donna nella cultura, nelle professioni, nello sport, in politica. Tutto un altro mondo.
Salvatore Giacalone
8 marzo 2023