Si avvicinano le elezioni, quelle amministrative in cui sarà presente il comune di Mazara e quelle Europee. Come si presenteranno i partiti e, nel caso delle amministrative, anche le liste civiche? Bisogna però stare attenti perché a volte si registra un fenomeno per cui una forza politica o un singolo individuo cambiano idea e colore da un giorno con l’altro, per convenienza, calcolo o illuminazione spirituale. E’ sufficiente che un piccolo gruppo di deputati cambi casacca per influenzare in modo decisivo la politica nazionale, in modi non sempre chiari al grande pubblico. Va detto: non è che negli altri sistemi politici il trasformismo non esiste — semplicemente, può essere meno evidente; così come va detto che la capacità di cambiare idea o posizione può essere costruttivo, una prova di maturità politica o personale. Negli oltre 150 anni di storia italiana moderna, però, si sono visti alcuni ribaltoni oggettivamente importanti o divertenti. Non sono mancati e non mancano a Mazara, specialmente in questi ultimi anni con le liste civiche che si presentano numerose ad ogni elezione amministrativa comunale. Un candidato viene eletto nella sua lista civica ma dopo qualche mese passa ad un altro raggruppamento ed alla fine della consiliatura avrà cambiato casacca due – tre volte. Non cade mai il sindaco perché eletto dal popolo ma il trasformismo determina, in consiglio comunale, dibattiti, a volte, inconcludenti magari davanti a qualche telecamera con dichiarazioni barbose che motivano magari la scelta. Tutto il mondo è Paese ma al cittadino che ha votato per il candidato di una lista o di un partito, ritrovarlo dopo qualche mese o anno, militare sotto un’altra bandiera, dà non solo fastidio ma di essersi sbagliato sul tipo di uomo o di donna sui quali ha investito le sue simpatie, le sue idee, la sua fiducia. Certo la pratica del trasformismo non è di oggi e nemmeno di ieri, partiamo da lontano, da quando l’Italia nemmeno esiste — esiste però il Regno di Sardegna, che di lì a qualche anno unificherà il paese, governato dal primo ministro Camillo Cavour. Oggi viene ricordato, con buone ragioni, come uno dei padri della patria, ma pochi sanno che arrivò al potere attraverso un atto di trasformismo politico estremamente raffinato. 1852. Cavour Benso Conte di Cavour fa parte del governo di centrodestra, presieduto da Massimo D’Azeglio, come ministro dell’Economia. Una posizione che non gli basta. Decide quindi di appoggiarsi al centrosinistra per destabilizzare il governo, facendo leva sull’opinione pubblica liberale che teme un irrigidimento delle libertà civili e di stampa. Il governo D’Azeglio, grazie a questa manovra, cade nell’aprile 1852; viene imbastito un nuovo esecutivo, un governicchio, della durata di soli sei mesi. Nel novembre dello stesso anno Cavour diventa finalmente capo del governo, posizione che ricoprirà fino alla morte, nel 1861. E gli esempi potrebbero continuare fino ai nostri giorni, sia Roma, che a Palermo e a Mazara. Tutto il mondo è Paese ed è chiaro che qualsiasi sistema politico deve essere animato da partiti e uomini politici all’altezza: e quelli italiani non sempre lo sono stati. Parliamo di uomini di partito e non di candidati nelle liste civiche, che sono lontani dalla politica attiva.
Salvatore Giacalone
4 ottobre 2023