Amodeo è un imprenditore del settore edilizio e turistico alberghiero. Da anni gestiva, con la sua famiglia, l’Esperidi Park Hotel di Castelvetrano, una struttura alberghiera con annessa sala ricevimenti situata lungo la strada che conduce al parco archeologico di Selinunte.
L’imprenditore, nella seconda metà degli anni novanta, era rimasto coinvolto in una indagine giudiziaria che portò alla luce gli intrecci tra mafia ed imprenditoria nel capoluogo trapanese.
Ritenuto dagli inquirenti imprenditore “a disposizione” degli esponenti mafiosi dei mandamenti di Trapani ed Alcamo, Vincenzo Virga e Antonino Melodia, entrambi attualmente detenuti all’ergastolo, nel luglio del 1998, insieme a numerosi altri imprenditori, fu arrestato con l’accusa di concorso in associazione mafiosa.
Secondo gli investigatori, Virga sarebbe stato addirittura socio occulto di Amodeo e di altri imprenditori compiacenti in alcune redditizie attività di speculazione edilizia realizzate nel territorio trapanese.
Amodeo, dopo patteggiamento, fu condannato a un anno e 4 mesi di reclusione per favoreggiamento reale e favoreggiamento personale continuato, con l’aggravate specifica di aver agevolato la commissione del reato mafioso. L’imprenditore, inoltre, è stato recentemente processato e definitivamente condannato per il reato di truffa ai danni dello Stato e delle Comunità Europea per aver illecitamente percepito finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione di attività imprenditoriali nel settore turistico.
Nel 2013, il direttore della Dia, dopo la riforma del 2008 in tema di misure di prevenzione, dispose approfonditi accertamenti patrimoniali nei confronti dell’imprenditore per verificare l’origine del patrimonio accumulato negli anni, al termine dei quali avanzò al Tribunale della Prevenzione del capoluogo trapanese la proposta di sequestro e confisca.
Il Tribunale di Trapani – Sezione Penale e Misure di Prevenzione ordinò il sequestro dell’intero patrimonio di Amodeo, ma al termine del procedimento, a giugno 2016, dispose la confisca di beni per un valore equivalente soltanto a due milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Palermo ha deciso di presentare ricorso e la Corte d’Appello di Palermo – Sezione Quinta Penale e Misure di Prevenzione ha riformato il provvedimento di primo grado, ritenendo che la quasi totalità dell’ingente patrimonio era da correlare al periodo in cui l’uomo aveva avuto rapporti con la mafia.
La Corte d’Appello, inoltre, gli ha riconosciuto la pericolosità sociale legata ad altri reati, quali l’evasione fiscale e la truffa aggravata per il conseguimento di finanziamenti pubblici.
Il provvedimento di confisca riguarda, in tutto o in parte, i compendi aziendali e il relativo capitale sociale delle società della Amodeo Costruzioni, della Eat e Fly s.r.l, della Dedalo s.r.l., del Cange hotel s.r.l., della Società semplice AC di Francesca Impellizzeri, 159 immobili tra terreni e fabbricati sia ad uso abitativo che ricettivo, partecipazioni societarie, beni mobili registrati e disponibilità finanziarie.