Dopo il grande successo del “Viaggio in Italia con il Cinema tunisino”, rassegna itinerante che ha visto svolgersi in cinque città italiane nei mesi scorsi, Mazara del Vallo ha accolto una tre giorni di proiezioni nel segno del confronto e del dialogo al centro del Mediterraneo tra Sicilia e Tunisia. Con il patrocinio del Comune di Mazara del Vallo, le associazioni SudTitles di Palermo, la Cinematheque tunisienne di Tunisi, l’associazione Amici della Musica, Alchimie, l’Istituto Euroarabo, l’associazione Oliver, la Filmoteca Regionale Siciliana, hanno promosso la rassegna cinematografica “Storie e immagini tra Sicilia e Tunisia”. Ieri sera, presso il Cinema Rivoli, alla presenza di un numeroso pubblico, la rassegna è stata aperta con la proiezione del suggestivo “Goha” di Jacques Baratier (replica domani 18 aprile alle ore 10,30), film sulla figura popolare comune a tutta la cultura mediterranea Giufà, un modo per avvicinare le due sponde nella comune tradizione dei racconti orali. La serata è stata preceduta dalla lettura di una fiaba di Giufà dalla raccolta di Giuseppe Pitrè a cura di Alberto Nicolino, attore esperto di narrazione che da anni studia e porta in giro per l’Italia la sua ricerca sulle fiabe tradizionali. La giornata di oggi (ore 9 e ore 20, 30) è tutta dedicata alla questione migrazione nel Mediterraneo: alla presenza degli autori verranno proiettati i cortometraggi Kif Kif – Siciliani di Tunisia e Marinette torna a casa di Enrico Albanese e Laura Verduci, storie di migrazioni al contrario, quando gli italiani attraversavano il Mediterraneo per trovare fortuna in Tunisia. La storia, infatti, racconta che pescatori cristiani, mazaresi, hanno soggiornato e pescato nelle acque della musulmana Tunisia, di Susa, oggi Sousse. Siamo nel Medioevo e quel canale, quel breve braccio di mare tra la Sicilia e le coste africane, libiche tunisine algerine, non erano frontiera, barriera fra due mondi, ma una via di comunicazione e di scambio, acque che venivano percorse solo in un senso, dai lavoratori di Sicilia, di Calabria, di Sardegna, che volendo sfuggire alla fame cercavano fortuna in quelle ricche terre. Provetti “tonnaroti”, pescatori di alici e di sarde, di spugne e di coralli, da Trapani, Mazara, Pantelleria, da Lampedusa, si avventuravano sulle loro barche per quel canale. La Tunisia era fra i pochi regni ad inizio dell’Ottocento che, come si legge nei libri “dava cortese rifugio ai fuoriusciti stranieri”. Passano gli anni e passano i secoli e alla fine degli anni Sessanta c’è “Il ritorno infelice”, il titolo ed anche il contenuto del libro del mazarese Antonino Cusumano, pubblicato da Sellerio nel 1976. A partire dal 1968 sono tunisini, algerini, marocchini, che approdano sulle nostre coste. Approdano a Trapani, si stanziano a Mazara, dove erano approdati i loro antenati musulmani per la conquista della Sicilia. A Mazara, una comunità di 5000 tunisini riempie quei vuoti, nella pesca, nell’agricoltura, nell’edilizia, nel commercio, alcuni sono diventati anche artigiani di monili. Il lavoro per loro e non solo pe loro, è felicità, ma la sera volgono sempre lo sguardo oltre il mare, verso le loro terre. La manifestazione è proseguita con il film Immagine dal vero di Luciano Accomando: film documentario che racconta le storie di successo di donne e uomini emigrati in Sicilia che hanno saputo trovare il loro spazio e contribuito a migliorare le comunità di cui oggi fanno parte. Tra le storie narrate sono stati protagonisti anche alcuni giovani immigrati a Mazara.
Salvatore Giacalone