“Ricordare Paolo Borsellino e gli uomini della scorta che morirono con lui è sempre un dovere. Ma non basta ricordare, l’emozione del ricordo deve trasformarsi in impegno: impegno per arrivare finalmente alla piena verità sulla stagione delle stragi, perché giustizia sia veramente fatta. E invece dopo 25 anni siamo ancora vergognosamente orfani della verità”. Così l’ex pm antimafia Antonio Ingroia nel 25esimo anniversario della strage di via D’Amelio. “Quel che per Paolo contava più di tutto – aggiunge – era l’agire quotidiano, nel segno di quella intransigenza etico-morale che metteva in tutto ciò che faceva. Perciò ogni occasione di memoria deve trasformarsi in un’occasione di azione per arrivare alla verità. E invece oggi si assiste non solo a una progressiva rimozione collettiva, alimentata da voglia di dimenticare, disimpegno e indifferenza, ma addirittura a un incredibile processo di revisionismo e di negazionismo che punta a rimettere in discussione sentenze definitive, a cancellare risultati ottenuti dalla magistratura con il lavoro di anni e il sacrificio di tanti, a negare le collusioni tra politica e mafia. Siamo al punto che gli stessi mafiosi cominciano a sperare che ci sia una revisione anche per loro. C’è chi vuole tornare indietro ai tempi bui in cui si diceva che la mafia non esiste e non possiamo permetterlo. Se davvero vogliamo onorare la memoria di Paolo Borsellino – conclude Ingroia – dobbiamo pretendere la verità e una mobilitazione quotidiana, non solo il 23 maggio e il 19 luglio con formali atti di desecretazione e passerelle istituzionali come quelli di CSM e Commissione Antimafia di oggi, utili solo a mettersi in mostra davanti a qualche telecamera di passaggio”.
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