Antonio Bruno, nella qualità di Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Libera
Caccia , in riferimento alla notizia riportata da quasi tutti gli organi la stampa a
carattere locale e in buona parte di quelli a carattere nazionale, secondo la quale alcune associazioni
ambientaliste (Legambiente, Lipu e WWF) avrebbero chiesto all’assessore all’Agricoltura della Regione
Siciliana di sospendere l’attività venatoria nella provincia di Trapani fino alla data del 31/10/2019, ritiene
necessario ed urgente, prima che si instaurino convinzioni sbagliate nell’opinione pubblica sempre più
bersagliata da messaggi denigratori di ogni tipo contrari alla caccia, precisare che “caccia” e “bracconaggio”
sono due termini e due attività che non possono e non devono essere confusi.
“Ricordo a me – scrive Bruno – stesso che la caccia è un’attività del tutto legale e regolamentata da norme molto severe,
che viene esercitata esclusivamente in periodi (anche orari) e modi ecosostenibili, secondo precisi studi
scientifici. Il numero delle specie cacciabili è di circa 20 e naturalmente non comprende quelle che sono in
qualsiasi modo minacciate o in difficoltà. I Cacciatori, proprio perché in possesso della licenza di caccia e del
porto d’armi. (il cui costo si aggira sulle 400,00 euro annue che vanno ad impinguare le casse della regione)
sono persone sulle quali vengono compiuti periodicamente accertamenti riguardo all’integrità fisica e
psichica e che non hanno subito condanne penali, trattamento che non viene riservato ad altri cittadini,
anche se occupano ruoli importanti nella società civile. Proprio in Italia, dove è regolata da norme molto
più severe rispetto alle altre Nazioni europee, la caccia subisce incessantemente attacchi assolutamente
strumentali da parte di associazioni definite ambientaliste”.
“Il bracconaggio, invece, – continua il Presidente Provinciale dell’Associazione Nazionale Libera
Caccia – è un attività svolta in violazione delle leggi che viene effettuata spesso da individui
che non sono in possesso di alcun titolo abilitante e tanto meno del porto d’armi.
Pertanto è evidente che l’eventuale chiusura dell’attività venatoria non eliminerebbe il problema anzi,
probabilmente, lo farebbe sviluppare ancora di più.
I cacciatori sono i primi a condannare la pratica del bracconaggio, in quanto danneggia anche la loro
immagine, e non solo a parole: in proposito ci permettiamo di suggerire agli organi preposti ai controlli di
effettuare servizi nelle ore notturne più che in quelle diurne, perché è in tale lasso temporale che i
bracconieri si scatenano facendo uso di tutti i mezzi di caccia non consentiti (fari, ecc…).
E’ opportuno evidenziare che gli abbattimenti dei selvatici protetti (come quello del 14/09/2019 al quale fa
riferimento l’articolo) si verificano spesso quando l’attività venatoria non è consentita, pertanto non è
sicuramente imputabile ai cacciatori.
Alla luce di quanto sopra esposto, si invitano certe associazioni ad astenersi da denigrare la categoria dei
cacciatori, specialmente a mezzo della stampa, riservandosi di adire le vie legali in difesa dei cacciatori della
provincia di Trapani”.